Per uno strano scherzo delle circostanze, il numero di fine gennaio 2012 de The ECONOMIST dedica una delle prime pagine alla costituzione di società a responsabilità limitata, alla trasparenza ed alla lotta al riciclaggio. Pare che il giornale si preoccupi molto del fiorire di legislazioni “leggere” in tema di identificazione di soci e loro variazioni. Può interessare, mi pare, anche il dibattito italiano sulle forme “semplificate” immaginate sull’onda della liberalizzazione. Ne riporto una approssimativa traduzione, fatta immediatamente e con i miei scarsi mezzi. Spero che altri sappia farne uso migliore.
Alberto Forte Notaio in Cento

The Economist, 21 gennaio 2012

“Anonima società – FACILE ED ILLEGALE

 La responsabilità limitata riconosciuta alle società commerciali è un privilegio: non dovrebbe mai includere la possibilità di rimanere anonimi.

La limitazione di responsabilità – un privilegio per le società commerciali che consente ai soci di evitare il falllimento in proprio, è tra i più efficaci meccanismi di accumulazione di ricchezza in tutti i tempi.

La legge permette alle società di prendere in prestito denaro, assumere rischi e stipulare contratti come se fossero esseri viventi, ma mette al riparo le persone che le compongono dalle conseguenze di eventuali dissesti, che invece li colpirebbero nelle società in nome collettivo.

La responsabilità limitata ha consentito agli avventurieri elisabettiani di finanziarsi spedizioni verso le isole delle spezie; oggi permette scommesse simili ai maghi della tecnologia di Silicon Valley.

La limitazione della responsabilità è una graziosa concessione, una speciale protezione che ha una ragione particolare.

Non esiste motivo perchè in certe parti del mondo ad essa si accompagni anche l’anonimato.

Se ne avvantaggiano malfattori, con grandi grattacapi per coloro che dovrebbero combatterli.

Società a responsabilità limitata con soci occulti possono comprare case e terreni, fare contratti (e disattenderli), trascinare in giudizio chiunque senza ragione, manipolare valute, e poi scomparire improvvisamente quando le cose si complicano. I loro inseguitori finiscono per imbattersi in complicazioni burocratiche e trappole legali. Procurarsi nomi ed indirizzi veri significa combattere con schiere di avvocati e contabili, con il compito di schermare i delinquenti da creditori curiosi.

I tentativi di cambiare questo stato di cose si sono rivelati molto difficli. I sostenitori delle riforme liberalizzatrici poche volte sono avversari delle società. Tra loro si trovano la Banca mondiale, l’OECD (un gruppo di pressione dei Paesi ricchi) ed il senatore americano Carl Levin, che con il sostegno dell’amministrazione ha proposto una legge per fare pulizia in Delaware (ed in alcuni altri stati, incluso il Wyoming ed il Nevada). I progressi sono però lenti ed i riformatori non sanno come distribuire i costi della trasparenza.

Quando si cerca di sollevare il velo sulle ragioni a sostegno delle legislazioni che si arricchiscono tutelando l’anonimato dei soci, la principale giustificazione presentata è la “privacy”.

Occultare la propria identità può avere legittime ragioni commerciali: se si dovesse spargere la voce che Exxon Mobil, BP od un altra delle grandi società petrolifere sta trattando l’acquisto di un’area estrattiva, il suo prezzo schizzerebbe alle stelle. 

In certi Paesi ed in certi settori industriali rendere pubblico il nome dei proprietari può essere pericoloso. Inoltre, molti sostenitori del liberismo sosterrebbero che gli azionisti privati hanno il diritto di rimanere nascosti.

Una società a responsabilità limitata fa drizzare le orecchie a chiunque. Non sembra irragionevole chiedere di svelare i nomi di chi si avvantaggia maggiormente di questo meccanismo (ad esempio, chi possiede più del cinque per cento).

Le preoccupazioni per l’incolumità dei soci sono raramente fondate: può capiptare per le aziende della biotecnologia, possibili bersagli degli attivisti dei diritti degli animali. E’ invece molto più facile che maggiore trasparenza favorisca democrazia e libertà, ad esmepio per le società holding dei Caraibi controllate da russi con gli agganci giusti.

Se poi i titolari di un’azienda tengono tanto all’anonimato, possono costituire una società in nome collettivo, con responsabilità illimitata.

Le riforme devono essere semplici. Chiunque desidera costituire una società a responsabilità limitata dovrebbe essere obbligato a rendere pubblici i nomi delle persone che effettivamente la posseggono, chiunque esse siano, e far conoscere il cambiamento dei soci.

Dovrebbe essere chiaro che falsificare queste informazioni significa commettere un reato.

Qualche Paese un pò losco cercherà di continuare a giocare sporco. Ma le leggi contro il riciclaggio dimostrano che la collaborazione internazionale funziona.

Non si può più accendere un conto corrente in una banca rispettabile, semplicemente presentandosi con una valigia di soldi.

Facciamo in modo che le stesse regole si applichino per chi vuole costituire una società a responsabilità limitata.”

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